Cassazione:
mariti gelosi attenzione! Pedinare la moglie è reato
Confermata
la condanna per maltrattamenti a carico dell'uomo vittima di una gelosia
eccessiva
La gelosia non è una buona scusa per pedinare la
moglie e, ove morbosa, fa scaturire conseguenze sia dal punto di vista civile
che penale. Sotto il primo profilo, può scattare, infatti, la sanzione della
separazione con addebito; sotto il secondo, invece, una condanna per il reato
di maltrattamenti. È quanto emerge dalla sentenza n. 3025/2016 della
Cassazione (qui sotto allegata), che non ha avuto alcun dubbio nel
confermare la condanna ad otto mesi di carcere per il reato ex art. 572 c.p. a
carico di un uomo in preda ad una vera e propria ossessione nei confronti della
propria consorte.
Nella vicenda, la sesta sezione penale ha fermamente
condiviso le decisioni di merito che avevano stimato come pienamente credibili
le dichiarazioni accusatorie della donna sul regime di vita "insostenibile
ed umiliante" impostole dal coniuge a causa della sua "morbosa
gelosia".
Regime di vita cominciato sin dal rientro da Santo
Domingo, dove i due avevano contratto matrimonio, e proseguito (anzi
peggiorato) dopo il loro rientro, con pedinamenti continui e assillanti su
tutte le attività e gli spostamenti della donna, finanche nel contesto
lavorativo (presso il bar dove lavorava come cameriera) a causa del
sospetto di relazioni extraconiugali.
Un quadro da incubo - protrattosi per mesi, che si era
spinto anche alle offese verbali e alle percosse (certificate dal pronto
soccorso) fino all'abbandono da parte della donna della casa coniugale – che
vale senz'altro, per gli Ermellini, la conferma della condanna d'appello per i
maltrattamenti inflitti dall'uomo all'ormai ex moglie.